Figure anonime che appartengono a tutti, ad ognuno o a nessuno di noi che scegliamo, ad ogni istante, se vivere pervasi dalla bellezza o smarriti nell’ odio.
Corpi feriti e coperti da sacche che non vogliono amplificare la violenza ma che in un atto di perenne sospensione temporale, in totale immobilità, la denunciano con l’assordante silenzio del colore, come una sorta protesta incastonato nella vivacità delle tinte, capace di arrestare con l’arma della bellezza l’odio e la violenza.




Commenti 0
Inserisci commento