Il nudo nell'arte. A Düsseldorf, senza veli la storia di un tabù
Testi critici, Germania, Düsseldorf, 09 April 2009
«Diana e Atteone», ovvero «il divieto di intravedere il corpo nudo».
Costruita attorno ad un nucleo di opere esplicitamente riferite al mito di Artemide/Diana e del cacciatore Atteone, come raccontato da Ovidio nelle "Metamorfosi", la mostra riunisce oltre 300 capolavori di ogni tempo per raccontare di attrazioni e desideri, ossia del groviglio di connessioni tra la sessualità e la passione, la bellezza, la verità, l'estasi, la colpa, il castigo. E la morte, a partire dai tabù e dalla loro violazione. Attraverso icone oltre l'umana decenza e al di là di ogni innocenza.

Siamo a Düsseldorf, in Germania, nel Museum Kunst Palast (fino al 15 febbraio 2009) e all'ordine del giorno c'è il corpo nudo. Il destino di Atteone che fu divorato dai suoi cani dopo essere stato trasformato in cervo dalla dea Diana che lui aveva testè «spiato» mentre, ignuda, si bagnava alla fonte con le sue allegre amiche (sequenza amatissima da grandi del Rinascimento come Tiziano e Rembrandt) ma anche quello di Venere, di Susanna, di Betsabea, di Nyssia, della cortigiana Frine, dell'innominata moglie di Putifarre che sedusse l'ignaro Giuseppe, dell'apotropaica Baubo, dea dell'oscenità e simbolo di fertili convivi con le natiche al vento, di Sheela-na-Gig, divinità medioevale britannica che scacciava la cattiva sorte dilatando la vulva. Nudi classici, nudi espliciti. Nudi anonimi del contemporaneo. Il nudo come arma di seduzione di massa. Come metafora della conoscenza.

Dipinti, sculture, disegni, stampe e fotografie di oltre 200 artisti – tra gli altri, Rembrandt, Rubens e Veronese, la Gentileschi e Duchamp, Picasso e Rodin, Bonnard, Klimt, Schiele - provenienti da collezioni internazionali pubbliche e private per dilettare l'innominabile desiderio di vedere senza essere visti a partire da un contesto, quello storico-culturale, maggiormente «accettabile». Come dire: immortale voyeurismo, pure al tempo dell'erotismo consumistico. Come suggeriscono gli artisti, da Prassitele a Mapplethorpe, il fascino ambiguo del corpo esibito e l'esposizione disinibita del sesso svelato, non possono essere ottenute attraverso la via dell'innocenza..

Si tratta, pur sempre, di violazioni alle quali seguono, quasi automaticamente, il senso di colpa e la pena da espiare. Come per il «cornuto» Atteone. Allora la bellezza perisce nell'orrore; la vita diventa morte e il prezzo da pagare per tale «conoscenza» è il più alto di tutti proprio perchè si è violata la sacralità del mistero umano: quello dell'apparato riproduttivo. Sarà per questo, forse, che il disclaimer diviene d'obbligo. All'ingresso della mostra, infatti, c'è scritto: «Si prega di notare che alcune delle opere esposte potrebbero turbare la vostra sensibilità e che, soprattutto, si tratta di immagini non adeguate per i bambini e gli adolescenti».

Fonte: www.ilsole24ore.com

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