Il potere e la grazia. A Roma in mostra le radici cristiane dell'Europa
Testi critici, Roma, 09 October 2009
Benedetto da Norcia, patriarca del monachesimo occidentale; Cirillo e Metodio, apostoli degli slavi; Caterina da Siena, colei che proferì: «Se è in crisi la giustizia, è in crisi lo Stato»; Brigida di Svezia, ovvero della spiritualità mariana nelle algide terre scandinave; Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, l'ebrea che abbracciò Cristo. Sono i sei Santi patroni d'Europa, la testimonianza della forza dirompente delle radici cristiane del vecchio continente.
"Il Potere e la Grazia", a Roma presso il Museo del Palazzo di Venezia, è una mostra che parla di Santi che non furono semplici Santi, bensì personalità catalizzatrici in un senso socio-politico e antropologico. Furono, cioè, costruttori di identità.
Dall'incontro/scontro tra «i due Soli» - il potere temporale e quello spirituale – nasce l'arte come rappresentazione del bello e del giusto. Mantegna, Tiziano, El Greco, Guercino. E, ancora, Caravaggio, van Dyck, Ingres et altri. Artisti di ogni dove che cantarono le millenarie gesta delle genti europee, tra beatificazioni illuminate e cruente battaglie, incoronazioni e mirabili messe in scena di episodi biblici.
Poeti dell'iconologia che seppero dare un volto indimenticabile a questi santi, eleggendoli a figure di un Pantheon dai delicati rimandi politeistici, ma nel segno di un rispettoso susseguirsi della storia (e non solo di quella del gusto estetico). Poichè anche la cristianizzazione ebbe un suo background e questo fu il mondo greco-romano che s'impreziosì nell'incontro con il fervore israelitico.
Corone e Aureole si sfiorano. Sullo sfondo, l'evangelizzazione dell'occidente europeo, cominciata al tempo di Augusto e proseguita lungo duemila anni. Storia della santità. Cento opere sospese tra percettibile ed etereo, proprio lì, nel punto esatto in cui Dio dialoga con gli uomini ed essi gli restituiscono amore in forma di arte.
Tra rossi fiorentini, gialli fiamminghi, torsi ellenistici, cieli lucenti e minuziose scene di massa. Si narra di estasi, della congiunzione di credo e fascino: il potere e la grazia. E vice-versa.
Perché qui si mescolano vicende politiche e opere pie per far fiorire quello che ben conosciamo: la civiltà europea, faro culturale del mondo.
E' così che nascono l'irredentismo dei popoli e il miscuglio di razze. Vengono alla luce buoni e cattivi profeti. Materia e spirito si legano e si separano, tra Cielo e terra c'è l'uomo e tra l'uomo e Dio ci sono loro, i Santi patroni. Non semplici evangelizzatori, ma veri e propri" guru"- eterni.
Santi che suscitano devozione, che fortificano le liturgie. Liturgie che fungono da linee guida. Precetti come norme. Traspare il rapporto tra Chiesa e comunità politica: una relazione necessaria quanto complessa. E' da lì che proviene tutto il resto ed è lì che tutto ritorna.
Passando per le Stigmate di San Francesco del van Eyck e il Martirio di San Pietro del Guercino. Il seducente San Giovanni Battista di Caravaggio e l'ammaliante San Luigi IX di El Greco. Van Dyck immortala l'Imperatore Teodosio assieme a Sant'Ambrogio in quel di Milano e Mantegna disegna un San Giorgio di dirompente appeal. Il San Benedetto di Memling, poi, sembra fuoriuscire dalla tela per dispensare rigore e beatitudine.
Santi, Madonne, re e regine danzano tutti assieme. Summa dell'incantevole intreccio tra potere, religione e arte.

Fonte: Il Sole 24ORE

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