A Carrara nudi femminili cercansi per opera d'arte
Testi critici, Massa-Carrara, Carrara, 13 August 2010
A.A.A Cercasi ragazze tra i venti e i trent'anni disposte a spogliarsi senza inibizioni, a marmorizzarsi come donne-oggetto e a forzare masse di curiosi a interrogarsi su cose come l'identità femminile odierna, la natura e il mistero dell'esistenza umana tutta. No. Non c'è un rimpasto di Governo (nel segno delle quote rosa) in vista. E non si tratta neanche dell'ennesimo pornoreality in onda prossimamente sulla morigerata TV italica (magari condotto dal recidivo Merolone). Niente di tutto ciò.

Il pruriginoso annuncio rivolto a belle figliuole nostrane con tendenze esibizionistiche ha come finalità una banalissima (termine utilizzato in un senso non di spregio ma con intenzioni rincuoranti) performance artistica. E la demiurga di tale operazione non poteva che essere lei, la regina dell'apoteosi delle nudità muliebri contemporanee: Vanessa Beecroft. La quarantunenne anglogenovese trapiantata in L.A., artistar di fama ormai planetaria, cerca infatti ragazze italiane da utilizzare nella sua prossima esibizione, che avrà luogo in quel di Carrara - nell'ambito della XIV Biennale Internazionale di Scultura – il prossimo 28 agosto, dalle 18.00 alle 22.00.
Non è necessario essere modelle professioniste, anzi. Basta avere tra le venti e le trenta primavere e scrivere a biennaledicarrara.workshop@gmail.com o telefonare allo 0585/641477 e il gioco è fatto. La Beecroft è illustre per la sue riflessioni all naked sui temi della visione, del desiderio e della volubilità del mondo basato sulle mode. I suoi tableaux vivants esprimono l'assoluta impossibilità del dialogo e di qualsivoglia relazione: donne congelate dietro barriere invisibili. Silenzio e isolamento che producono disparati esiti nello spettatore.

Di quali effetti si tratta? Li racconta l'artista stessa in una recente intervista rilasciata al critico americano David Shapiro: «Queste performance sono date in pasto a un pubblico che ha pregiudizi e che deve fare i conti con se stesso, confrontandosi con i propri preconcetti, in tempo reale. Ci sono diversi gradi di fruizione, a seconda delle mentalità. Paradossalmente è spesso il pubblico più colto a non riconoscere l'oggetto della prestazione (la donna nuda, ndr) come forma d'arte secolare». Ma, cosa devono saper fare (e, quali caratteristiche devono avere) le pulzelle in questione, per essere scelte come opere d'arte viventi? Ossia: c'è bisogno di un curriculum particolare? Bisognerà, ad esempio, aver giocato almeno una volta a strip poker? E le "misure"? Ricalcano quelle dei concorsi tipo Miss Italia?

È ancora la Vanessa, col suo consueto conturbante candore, a chiarire: «Senza che venga detto loro alcunché, queste donne riescono sempre a rivolgersi al pubblico in modo consapevole, come se già sapessero esattamente in che modo esprimersi. Di conseguenza, io non debbo spiegare nulla. Non devo aggiungere altro». Facile, no? Ecco, dunque, qualche consiglio attraverso parole chiave in forma di succulenta ricetta estiva:
«Bellezza» quanto basta; un pizzico di sano «sguardo malinconico»; una spolveratina di fisiologico «senso di vergogna» e innaffiando il tutto con quel «senso di solitudine» che fa tanto Secolo Ventuno, otterrete una perfetta Beecroft girl.

E visto che in Velinolandia più o meno tutti (anche i maschietti) viviamo con la sindrome da provino incipiente, non dovrebbe essere poi tanto difficile venire selezionate. La Beecroft – che sovente utilizza ragazze comuni accanto a rinomate modelle – non è poi nuova a performance sul nostro glorioso suolo tricolore. Nel 2004 gremì il Tepidarium del Giardino dell'Orticultura, a Firenze, di donne discinte con i piedi affondati nella discinta terra. Nel febbraio scorso, a Napoli, ha ricoperto decine di giovani e svestite puelle di nera calce (onde rievocare i corpi pietrificati di Pompei). Nel 2009, a Milano, ha rieditato l'Ultima Cena in versione immigrati africani con tavolo di cristallo e pane nero.

Nella performance in programma a Carrara, le ragazze scelte discorreranno con le sculture antiche e moderne degli Studi Nicoli, dal 1863 meta di artisti di ogni dove (che qui possono realizzare le loro opere in marmo, sentendosi come i grandi del passato).
Null'altro è dato sapere. Tranne quanto dichiara, ancora, l'artista a proposito del senso ultimo di ciò che fa: «Tendiamo a volgarizzare le ragazze, pensando che siano troppo belle, troppo magre, probabilmente solo un oggetto sessuale o un oggetto di moda. Tutti questi pensieri, in realtà, appartengono allo spettatore, non sono propri delle ragazze. La performance è un modo di rendere catartiche queste nozioni per il pubblico». Catarsi collettive. Anche dal punto di vista delle ragazze che posano. Carlotta Balestrieri ha 26 anni ed è una giovane artista. Per lei, partecipare nuda a una performance di Vanessa Beecroft è più che mettersi in mostra nel magico mondo postwarholiano e postdebordiano del mettersi in mostra. E' qualcosa di estremamente stimolante e decisamente trascendente: «Sì, mi sono prenotata per posare. Vedere una grande artista dal vivo e poter essere parte di una sua opera è un'opportunità irripetibile per vivere la grande arte dall'interno. E' fondamentale per chi cerca stimoli continui ed è intenzionata a procedere in un percorso così complesso come quello della creazione». Insomma, piccole Vanesse crescono. Intanto, care ragazze, qualunque sia la vostra reale motivazione e se ve la sentite davvero di svestirvi e trasformarvi in opera d'arte per ben quattro ore della vostra (e della nostra) esistenza, fatevi avanti. ll casting è aperto.

FONTE: Il Sole24ORE

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