Trasposizioni Esasperatiste
Mostre, Napoli, 06 March 2010
LE “TRASPOSIZIONI ESASPERATISTE”
DI MICHELE MARCIELLO
di Domenico Raio
Il Centro d’Arte e Cultura “Il Bidone” ospita dal 6 al 24 marzo presso la sede di via Salvator Rosa
159, a Napoli, la mostra personale di Michele Marciello “Trasposizioni esasperatiste”. Marciello
appartiene a quella ristretta schiera di artisti che possono definirsi esasperatisti “ante litteram”,
perché nelle loro opere hanno trattato le tematiche che oggi identificano il Movimento, prim’ancora
che le stesse fossero codificate, nel maggio del 2000, nei punti indicati dal Manifesto di Adolfo
Giuliani.
La produzione pittorica di Michele Marciello, sin dai suoi esordi nel mondo dell’arte, si caratterizza
per alcune precise peculiarità: sul piano iconografico le sue opere riproducono un universo surreale,
popolato di figure caricaturali, che l’autore realizza attraverso un tratto mutuato direttamente dalla
fumettistica, e l’impiego di colori intensi, tendenzialmente innaturali nelle loro gradazioni e
combinazioni; sul piano dei contenuti i suoi dipinti si contraddistinguono per una vena d’ironia che
si spinge fino al punto di diventare sarcasmo, quando Marciello affronta tematiche come l’umana
stoltezza soprattutto nel rapporto dell’uomo col suo ambiente e con il proprio simile.
Con l’adesione di Michele Marciello al Movimento dell’Esasperatismo nelle sue opere comincia ad
evidenziarsi una netta saldatura tra i temi ambientali, quelli riconducibili al punto 2.2 del Manifesto,
“La natura violentata”, ed i temi più propriamente civici, riferibili al “Vivere quotidiano”, come
indicati al punto 2.1. dello stesso Manifesto, e che il pittore interpreta attraverso la decisa condanna
di un sistema di valori ormai sul punto di crollare, con il serio rischio, per il genere umano, di
precipitare in un caos non più governabile.
È proprio nelle sue opere esasperatiste che Marciello inizia a calare con una certa decisione anche
la figura umana, un elemento che l’artista aveva abitualmente tenuto escluso dai suoi scenari
pittorici, quasi a considerare l’uomo indegno di occupare l’habitat a lui riservato.
Nelle architetture pittoriche di più recente ideazione, l’icona del bidone tende ad essere parafrasata
nella sua geometria, prim’ancora di essere riprodotta nel disegno. È il probabile effetto di un
procedimento inconscio che ora associa in maniera spontanea il logos dell’Esasperatismo ai
contenuti dell’opera che Michele Marciello realizza per l’Esasperatismo, e viceversa. In un’opera in
particolare, “Ecce homo”, molto forte per il suo significato intrinseco, ma che più delle altre ci fa
riflettere, con il sarcasmo al quale ci ha abituati, individua tra gli elementi inquinanti della terra
l’uomo stesso. Sul piano simbolico si tratta della stigmatizzazione di un “degrado morale” che
Marciello rappresenta anche in un altro lavoro, proprio così intitolato, in cui il pittore attribuisce
all’essere umano gli stessi effetti del petrolio in un più vasto discorso di contaminazione
ambientale.
Le opere che il pittore presenta per la sua prima mostra personale, possono interpretarsi come una
trasposizione in chiave esasperatista di alcuni principi ispiratori fondamentali e dell’impronta
prevalente dell’arte di Michele Marciello. Le sue concezioni hanno trovato asilo naturale in un
contenitore che l’artista rappresenta come metafora di una terra ormai colma di presenze fagocitanti
e di elementi impropri che nelle loro conflittuali interazioni stanno logorando la stessa struttura del
bidone. L’ironia ora si abbatte sulla figura umana che in un’opera come “L’uomo attuale” è
rappresentata nel suo istinto animale e perciò bisognevole di una museruola perché non divori un
altro uomo. Nel dipinto “Patemi d’animo”, invece, il simbolo del Movimento dell’Esasperatismo
acquista sembianze umane in una composizione ancora più sarcastica nella quale l’artista associa
l’idea dell’uomo a quella del bidone, ma questa volta nel suo significato più originario, per
rappresentare quell’inganno del quale l’essere umano per la sua bramosia di potere è, al tempo
stesso, martire ed artefice in ogni forma di aggregazione che lo veda protagonista.
Il timore coincide con l’auspicio di Marciello che il contenitore possa un giorno liberarsi dei suoi
contenuti più nocivi e riempirsi, ma solo dopo un’opportuna purificazione che coinvolga il genere
umano più di ogni altra cosa, di una nuova vita nella quale un sano rapporto dell’uomo con il suo
ambiente naturale non dovrà più considerarsi una raffigurazione surreale.

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