Il percorso di senso è pendolare, tra appartenenza e distanza, tra sospensione e trascorrere, tra intimità e condivisione. Nei dettagli, una mitologia minima, identitaria.
Le cosa appaiono scomparendo, nella luce, costruendo per indizi e gesti un ricordo condiviso; si danno per illuminazioni, sottrazioni, tracce, vuoti, pieni; fluidi come il pensiero, senza contesto, essenziali. Come testimoni, significano il tempo. Si declinano quasi come un "correlativo oggettivo" poetico. Somigliano ad altro, simbolicamente sintetici, si fanno geometrie dell’infinito.
Il linguaggio fotografico diviene quasi iconico, sintetico, è "indeterminato come solo l'esattezza sa essere", procede con nettezza quasi matematica.
Tra più e meno c'è l'infinito del minimo.
[Simonetta Angelini]




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