ARTE E SIMBOLI, RACCONTARE IL TEMPO...
Testi critici, Brescia, 16 April 2009
Date uno sguardo ad alcuni dipinti esposti in questa sala.
Non è necessario guardarli tutti, sceglietene alcuni tra quelli che più vi emozionano.
Sceglieteli in base ai colori che seducono nell'immediatezza la vostra vista, oppure in base alle forme elementari che catturano la vostra parte razionale, oppure in base alle associazioni complesse tra forme, colori, aggregazioni spaziali, dimensioni e cornice che appagano il vostro schema mentale.
Vedrete che qualunque sia l'approccio iniziale, dopo un po' la vostra percezione verrà invasa da una dimensione che apparentemente non è dichiarata dalle coordinate spaziali dei dipinti, ma che è ugualmente presente, anzi prevale, nel loro significato finale: la dimensione del tempo. Lo spazio di un dipinto che fino a pochi istanti fa non conoscevate ha catturato e invaso il vostro tempo, quel tempo che vi accompagna dalla nascita e che scandisce nei ricordi ogni vostro momento vissuto.
Ma può uno spazio finito, misurabile e confinato, come è quello di un quadro, evocare il percorso infinito, incommensurabile e sconfinato del tempo? quel tempo che ognuno di noi percepisce quando ripensa ai momenti della propria infanzia? quel tempo che l'intera famiglia umana immagina di ricostruire quando studia nelle scienze biologiche le proprie origini e prevede di progettare quando si illude di leggere nelle stelle o nelle catastrofiche previsioni dei pensatori moderni il proprio destino?
Il nostro è un tempo fatto di fughe in avanti e di ritorni agli stati primordiali della coscienza, di riavvicinamento agli archetipi e di slontanamenti vero quelle colonne d'Ercole che segnano il momentaneo non plus ultra delle nostre attuali possibilità immaginative, un tempo insomma fatto di simboli, favole e figure, perchè è solo attraverso le figure che possiamo in qualche modo fermarlo.
E sono proprio figure del tempo quelle che si sono impadronite dello spazio dipinto e plasticato dall' autrice di queste opere, che sono si dipinte di colori saturi e brillanti di superba e copiosa tinta, ma anche plasticate di materiali terrosi e vetrosi, sostanze campionate con cura da quella materia dalla quale in fondo tutti noi proveniamo.
Queste opere danno forma alle nostre emozioni anche se non hanno, e forse proprio perchè non hanno, una forma riconoscibile; le guardiamo e vediamo che ci assomigliano, vediamo che ci parlano attraverso i simboli che veicolano,
vortici di luce fiammeggiante e di vento, efflorescenze multicolori avvitate su se stesse, conchiglie marine chiuse attorno a una immaginata perla o aperte sull' immaginato oceano che supponiamo tutto intorno, anche se non lo vediamo se non con gli occhi della mente. E poi astri solari ribollenti di luce alitante verso nuvole notturne, segmentazioni di crosta terrestre in perpetuo movimento, forse anche cattedrali lanciate verticalissime verso lo zenit.
Ricordiamo che la parola symbolon per gli Antichi indicava un oggetto diviso in due, impiegato come segno di riconoscimento tra due persone distanti tra loro: solo quando le due metà si riunivano e l'intero si ricomponeva si aveva il riconoscimento tra le due persone portatrici del symbolon. Da allora la parola simbolo è passata ad indicare quei segni che acquistano senso solo quando si riuniscono al loro più remoto significato.Sono simbolici quegli oggetti che oltre al loro significato immediato (segnico) ne hanno un'altro, più lontano (simbolico) ma non per questo meno importante. Così l'uovo è si il segno che indica il modo con cui gli uccelli si riproducono, ma è anche il simbolo della perpetua rigenerazione della natura
Questi simboli ci parlano sia del tempo che è trascorso nell'universo prima di noi, sia del tempo che ha contrassegnato tutti i momenti della nostra esistenza: tempo realmente vissuto con tutti quei testimoni oculari che ce l'hanno reso caro, e tempo solo immaginato, per il quale non potremo mai fornire un alibi ma solo l'intimo convincimento di averlo lo stesso attraversato con tutte le fantasie, i pensieri e le emozioni maschili e femminili che ne hanno fatto parte.
Perchè,diceva Sant'Agostino, "il tempo percepito dagli uomini è un eterno presente".
In mezzo a questi dipinti intessuti di archetipi simbolici ne vediamo uno che tanto emblematico non parrebbe, intitolato amanti, facilmente riconoscibile e identificabile nelle sue non inusitate sembianze, forse un cedimento semiotico del simbolo al segno, un provvisorio ritorno alla calma e voluttuosa sensualità della forma ordinaria...oppure l'insinuata intuizione che quando due amanti diventano un tutt'uno, anche le loro metà, come le due metà di un simbolo ritrovano all' improvviso un nuovo significato e la loro mente fertilizzata da questa congiunzione partorisce dei simboli, forse proprio quelli che li stanno guardando dai dipinti che li attorniano.....
Alla fine di questo breve excursus sulla potenza evocatrice di queste opere d'arte, sono persuaso che nessuna di loro ci possa lasciare indifferenti, perchè in ognuno di questi dipinti, anche in quello apparentemente più complicato, possiamo, se socchiudiamo le palpebre per un istante, trovare qualche cosa che assomiglia a un'anima.

di Maurizio Mussato

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