Ciò che brucia ....vive

Ciò che brucia ....vive

ULTIMO DIALOGO TRA GIODANO
BRUNO E SAGREDO
Nell'angusto, buio e lungo corridoio delle carceri di Castel Sant'Angelo, si odono passi che segnano
l'avvicinarsi di ospiti ai condannati prossimi all'esecuzione. Con un forte rumore di chiavi si apre la
pesante porta della cella ove è rinchiuso il condannato al rogo: Giordano Bruno; è lì, steso su un
rude pagliericcio, mentre i suoi occhi lucidi, fermi e sereni si illuminano di gioia e di tenerezza alla
vista dell'ospite.
"Sagredo, mio giovane amico!" esclama il grande filosofo. I due si abbracciano; il guardiano esce in
silenzio, richiudendo dietro di sé la porta della nuda e umida cella.
"Corri gravi rischi, figliolo. L'inquisizione non ha simpatia per chi ha simpatia per gli eretici".
"Maestro, non potevo non salutarvi". Il giovane nasconde a stento l'emozione di trovarsi di fronte al
grande saggio, ormai prossimo all'esecuzione della feroce sentenza.
"Sei un uomo ormai e il tuo coraggio comunque ti premierà".
"Ho chiesto un permesso speciale al cardinale Bellarmino. Si è dimostrato disponibile... Forse
qualcosa sta cambiando..."
"Si, sta cambiando" conferma Bruno "anche grazie alla mia morte: la storia di questo mondo è
segnata più dalla morte che dalla Vita. La morte suscita paura, inquietudine, domande, tanto più se è
illustre. Ciò mi rende sereno, amico mio, so di compiere il mio destino."
"Maestro, ma non temete il fuoco che brucerà le vostre carni?"
"Si, Sagredo, ho paura; il mio corpo ha paura,"... riflette il condannato "ma io so che non morirò...
quando il mio corpo fisico morirà, io sarò lì; vedrò cadere il mio corpo, vedrò i volti trionfanti,
attoniti e sgomenti dei miei persecutori..."
Malgrado le parole del maestro, il volto del giovane è triste e sconsolato: "Se io non vi avessi
avvertito... dell'arresto di vostra figlia e della vostra amata, voi non sareste tornato a Venezia..."
afferma, quasi per rimproverarsi.
"Sarei tornato comunque, prima o poi. Si, la loro morte fu un segnale per me..." continua Bruno con
lo sguardo rivolto verso l'infinito.
"Quanto teneramente e voluttuosamente ho amato quella donna... L'amore, Sagredo, è la forza più
grande della Natura... è Vita, fusione dei corpi degli amanti... Avvicinarmi a lei era sentire l'infinita
dolcezza di Casa, del vero mondo, la dolce tenerezza che solo una donna intelligente e profonda sa
dare e ricevere... Quanta illusione, quanta ignoranza... L'uomo non è cattivo, Sagredo, è solo
infelice... è la sua piccola mente la causa della sua infelicità... Si, sapevo che erano state prese e
anche della loro condanna. La tua è stata solo una triste conferma... Quando il mio corpo brucerà, io
sarò libero Sagredo, libero di ricongiungermi a loro, abbracciarle... Non ti crucciare, amico mio...
Questo era il nostro destino, comune a tutti coloro che cercano la verità, bandita da un mondo che si
regge sulla menzogna... Verrà un giorno, Sagredo, che l'uomo si risveglierà dall'oblio e finalmente
comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace,
menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo... L'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne
renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo."
Si volta e guarda il suo allievo quasi raggiante: "Lo ha previsto da tempo immemorabile la Vita..."
"Maestro, ma perché questo destino crudele? Chi può aver voluto tutto questo?"
"Io stesso, Sagredo, ben prima di nascere in questa dimensione. La morte ignea del corpo fisico è
una purificazione profonda, è il battesimo del fuoco. In tanti abbiamo scelto questa morte, non solo
come esempio ad un'umanità ottusa, meschina e crudele, ma anche per adempiere il compito che la
Vita ci ha assegnato e che abbiamo accettato di buon grado... per Amore... In fondo, anche se in
modo inconsapevole, la Chiesa sta compiendo la nostra volontà".
"Ma allora... il cardinale Bellarmino esegue la nostra volontà?"
"Bellarmino ora esegue la volontà della Chiesa, volta a conservare il potere; esegue però anche la
Volontà vera, quella di una morte illustre che lasci traccia nella storia. Anche gli uomini di chiesa
sono parte dell'Uno: la mia morte servirà per mostrare il vero potere, quello occulto, che si muove
dietro tutte le chiese e tutti i poteri del mondo. In questo mondo illusorio, ove menzogna, bontà
ipocrita e paura dominano, una morte illustre è più efficace di un'intera vita. Le umane genti la
ricordano. L'uomo che infligge morte è colui che più la teme; è un paradosso, ma chi procura la
morte, cerca disperatamente di
comprenderla, di penetrare la mente di Dio."
"Bellarmino quindi... anche lui, è alla ricerca di Dio?"
"Certo, anche Bellarmino è un fratello."
"Maestro, ma perché tutto questo, perché tutta questa sofferenza, queste atrocità, ingiustizie, dolori:
fratelli che uccidono loro fratelli! Come può Bellarmino firmare ad animo leggero la sentenza della
vostra morte?"
"Non lo ha fatto ad animo leggero, Sagredo. È stata per lui una decisione sofferta e penosa, ma non
poteva fare altrimenti; avrebbe dovuto rinunciare all'abito che porta e ai credi che predica. Egli non
ha coscienza, non sente l'unità dell'infinito universo, non sa che la sua azione di oggi avrà per lui
una reazione, in altra sua vita futura; questo vale anche per me e tutti coloro che hanno cercato
invano di risvegliare l'umanità dall'inganno. La terra è una dura scuola: ogni opera lascia una
traccia, perché la giustizia vera esiste, figliuolo, anche se in questo mondo non appare."
"La giustizia vera vuole la vostra morte?" Sagredo è tanto incredulo quanto ammirato della
saggezza del suo maestro... "La vogliamo noi stessi, Sagredo, non i nostri corpi transeunti, ma i veri
Esseri immortali che siamo. Che ci piaccia o no, siamo noi la causa di noi stessi. L'Essere non teme
la morte, perché sa bene che non esiste. Nascendo in questo mondo, cadiamo nell'illusione dei
sensi; crediamo a ciò che appare. Ignoriamo che siamo ciechi e sordi. Allora ci assale la paura e
dimentichiamo che siamo divini, che possiamo modificare il corso degli eventi, persino lo
Zodiaco... Siamo figli dell'unico vero sole che illumina i mondi. Il dolore e la sofferenza non
c'erano all'inizio della storia, ai tempi dell'antico Egitto che conservava ancora memoria delle
gloriose ed immortali origini. Un giorno non lontano, una nuova era giungerà finalmente sulla
Terra. La morte non esiste. La miseria, il dolore e le sue tante tragedie, sono il frutto della paura e
dell'ignoranza di ciò che è la vera realtà."
"Ma quanto tempo ancora sarà necessario?"
"Il tempo anche dipende da noi, Sagredo. Il tempo è l'intervallo tra il concepimento di un'idea e la
sua manifestazione... L'umanità ha concepito il germe dell'utopia e la gestazione procede verso il
suo compimento inevitabile: il secolo passato è una tappa importante, che precede la nascita. Gli
Esseri divini vegliano sulla gestazione della terra e alcuni nascono qui per aiutare gli umani a
comprendere che la trasformazione dipende anche dal loro risveglio."
"Anche voi, maestro, siete sceso qui per questo scopo?"
"Anch'io Sagredo, ma non sono il solo. C'è un folto gruppo di Esseri che sono scesi più volte nel
corso della storia e si riconoscono nel grande Ermete, Socrate, Pitagora, Platone, Empedocle... In
questo secolo, Leonardo, Michelangelo, Shakespeare, Campanella, nomi noti, ma anche gente
umile, semplici guaritrici, molte delle quali finite sul rogo..."
Giordano è commosso al ricordo dei tanti che l'hanno preceduto sulla via del patibolo.
Sagredo è profondamente colpito; è divenuto partecipe di una verità finora a lui sconosciuta.
Giordano continua: "È il battesimo del fuoco che serve a trasmutare il corpo fisico e a manifestare i
veri Esseri. La loro rivelazione ormai è inevitabile. Non so quando, ma so che in tanti siamo venuti
in questo secolo per sviluppare arti e scienze, porre i semi della nuova cultura che fiorirà inattesa,
improvvisa, proprio quando il potere si illuderà di aver vinto."
Rumori di fondo fanno intendere che la visita deve volgere al termine. Il respiro di Sagredo si fa
affannoso...
"Maestro, come posso ritrovarvi?"
"Guarda dentro di te, Sagredo, ascolta la tua voce interiore e ricorda che l'unico vero maestro è
l'Essere che sussurra al tuo interno. Ascoltala: è la verità ed è dentro di te. Sei divino, non lo
dimenticare mai."
La porta della cella si apre e compare il guardiano; è il volto di un uomo apparentemente duro, ma
che ha anche timore reverenziale di quell'uomo di cui si trova ad essere il carceriere. Non pronuncia
alcuna parola ed attende con rispetto che il visitatore si allontani.
Giordano e Sagredo si alzano e si salutano, entrambi commossi.
"Non ci stiamo separando Sagredo, la separazione non esiste. Siamo tutti Uno, in eterno contatto
con l'Anima Unica..."
PROLOGO de "La futura scienza di Giordano Bruno"

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Commenti 2

Maristella  Angeli
10 anni fa
Maristella Angeli Artista, Pittore
Eccezionale!
robolotion
10 anni fa
robolotion Artista
Fascinating 3D impact.

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