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Nella temperie iconologica –in cui siamo stati allevati, soprattutto a partire dalla diffusione su scala planetaria dei mezzi di comunicazione di massa- l’autoritratto viene ad indicare non solo cosa e come ci s’immagina visti dagli altri, ma anche come si vorrebbe che gli altri ci vedessero oppure come ci si sente nell’intimità senza aver il coraggio di confessarlo: è l’epifania iconografica di un alter ego che può essere un’illusione, una speranza oppure un’alienazione vera e propria.
Nel nostro tempo, l’aspirazione al riconoscimento dei diritti di genere e al rispetto della differenza per lo più si è risolta -sotto l’influsso di un’omologazione semplificatrice ai fini delle comunicazioni e del commercio- nello smarrimento della differenza.
Qualche volta la differenza risorge come impiccio oppure come sconfinamento: ora passaggio da un campo all’altro, ora una sorta di sospensione in una paradossale zona franca tra i sessi come se l’uno trasfigurasse nell’altro.