Biografia
Ninfa Possibile
Ninfa, la città perduta nella palude dal Medioevo e ritrovata in forma di giardino nel 900, è il punto di partenza della recente ricerca artistica di Patrizio Marafini.
Il luogo, dove il paesaggio incontra e si intreccia con la vita degli uomini in un equilibrio incantato, è pieno di riflessi e profonde risonanze. Natura, storia e epoche diverse si fondono in un mobile piccolo territorio, abbracciato dalle acque, percorso da suoni remoti e dai passi di viandanti di ieri e di oggi. Non stupisce che Ninfa diventi una piccola patria dell’anima per chi l’abbia una volta visitata e vissuta. Come gli antichi resti di torri e chiese emergono in mezzo alla vegetazione raccontando storie; come le piante rare e i fiori più gentili curati da mani umane illuminano la natura selvaggia dei luoghi generando bellezza; così gli echi di questo magico ‘hortus conclusus' riaffiorano nella voce di poeti e artisti, costruendo altre immagini, altre città e nuovi giardini, altre Ninfe Possibili.
In questa occasione parola scritta e segno grafico parlano insieme per restituire l’ immagine di un’ altra sempre possibile Ninfa : un breve viaggio per riascoltare la voce di questa città misteriosa (ha nome di donna e forse è una dea) e per aprire lo sguardo verso nuovi orizzonti di realtà. Seguiremo, passeggiando liberamente, la traccia di un fiume trasparente e leggero che alimenta un percorso poetico verde e in trasformazione. Il cammino parte da questo posto reale, ma presto arriva a perdersi in territori nuovi fatti dal ricordo, dalla suggestione, dai linguaggi dei poeti e dell’artista che si accompagna a loro. Rivive così la mitologica potenza generatrice del luogo dove, dall’incontro instabile di terre e acque, si producono e si liberano nuove visioni .
Compagne del viaggio di Patrizio Marafini da e verso Ninfa sono quattro poesie che qui sono nate: “Viaggio a Ninfa con B” di Libero de Libero, “Ninfa” di Philippe Jaccotet, “Ninfa rivisitata” di Giorgio Bassani, “Ora che la cometa è passata” di Leone D’Ambrosio.
In tutte risuona il canto della strada fatta; l’esperienza di un irripetibile ‘hic et nunc’, la ricerca della consapevolezza e della durata in un percorso di inaspettate rivelazioni per bagliori; passi felici che devono essere sottratti ai limiti di una percezione inaffidabile, all’inganno delle cose scontate e consumate, all’usura del tempo che scorre; viaggio in altri luoghi e mondi che possono essere circoscritti e consacrati soltanto dalla parola poetica.
Ecco il cammino con ‘B’ tra paesi familiari e profonde radici della terra d’origine: Libero de Libero indica stagni, uccelli, alberi rassicuranti e ‘campi ricordati’ . Ma L’orizzonte conosciuto si distende nel paesaggio infinito e misterioso di una natura vastissima e piena di esseri viventi: ‘non basta un canto alla strada del bosco’.
Marafini ne ripropone il profilo riconoscibile in un segno conciso; ma i graffi nervosi suggeriscono il continuo cangiante fluire di un paesaggio in divenire, come ridisegnato dallo scorrere dell’acqua . Sopra ogni cosa la profondità di un cielo amplissimo e pesante che restituisce inquietante l’aleggiare dell’ignoto.
La Ninfa di Jaccotet è invece uno spazio abitato non più da antiche deità illusorie, ma da persone reali e chiassose, intente nel procedere quotidiano: è anche teatro sorprendente di incontri, forse sognati tanto sono inaspettati e fuggevoli. La natura mitico-pastorale , l’apparente eternità classica del luogo, esaltano l’inesorabile trascorrere del tempo, dei momenti, delle persone, che precipitano ingoiati in una catastrofica sensazione di perdita e di vuoto.
Nell’incisione corrispondente linee velocissime e ascendenti attraversano lo spazio sopra una città immobile, come colpita dalla luce meridiana. Una macchia in primo piano, una voragine scura , ci separa dall’immagine pacificata del paese, suggerendo vie impervie, profondità inesplorate e distanze incolmabili.
Giorgio Bassani incontra la sua Ninfa, ‘rivisitata’ dopo tanto tempo, riconoscendola in una pianta esotica che , nella solitudine elegante e appartata di un ‘orto italiano’ ha liberato la sua sontuosa natura selvaggia: una bellezza desiderabile ma sovrabbondante, fiera, ’minacciosa’. Un albero, forse una donna, forse una belva.
Il potente dinamismo verbale del poeta rivive nella visione di Marafini dove tutto viene risucchiato da un vortice di movimento . La componente gestuale dell’immagine è appena trattenuta dall’aprirsi come un occhio del ciclone sulla piccola veduta dei resti della città . Ninfa è punto centrale da cui partono i rapidi segni vertiginosi . Da qui si aprono spazi enormi anche nel piccolo formato dell’incisione.
Infine la gita meditativa a passo lento di Leone d’Ambrosio, nei luoghi che conosce e ama; il posto dove il poeta ritrova, nell’incanto immutato del ruscello, la Ninfa benevola: lei sospende l’incalzare dei giorni e delle stagioni, nutre d’amore anime e animali , restituisce voce e tempo ai viventi, riconnette i paesaggi moderni all’arcana solennità della natura e del cosmo.
La visione proposta da Patrizio è quasi un idillio serale: Ninfa appare come cullata dal profilo increspato dei Lepini , lambita dalla linea del mare, coperta da un cielo vasto e immobile, assorta in pensieri di distaccata serenità . La visita è conclusa , la cometa passata, ma resta la dea antica nel giardino intoccabile del ricordo.
L’opera di Patrizio Marafini si confronta in questa produzione con il linguaggio letterario ma allo stesso tempo se ne tiene distante. La sua non è una trasposizione didascalica dell’espressione verbale in immagini visive; anche se finora abbiamo seguito il sottile gioco delle analogie e delle risonanze tra testo e immagine , l’artista non segue il percorso proposto dal poeta attraverso la parola. Piuttosto se ne lascia illuminare da lontano, procedendo nella ricerca della sua Ninfa Possibile a partire da impulsi gestuali immediati e primari, appena suggeriti da un verso, da un’atmosfera, da un riflesso. Per questo il suo soggetto, la piccola città perduta nel verde , appare isolata, vista da lontano, in una estrema sintesi visiva . Marafini sembra come cercare quel distacco dalla rappresentazione della realtà che porta alla costruzione di una immagine autonoma da tutto, quasi astratta ma vitale e forte. Il mezzo scelto, l’incisione, con i suoi passaggi tecnici obbligati, le sue sovrapposizioni, le azioni dagli esiti parzialmente imponderabili, il tempo di decantazione della spinta grafica iniziale, favorisce questo processo di filtraggio della visione, e la costruzione di un dato visivo autosufficiente.
Dalla confidenza affettuosa con la Ninfa ricreata dalla parola poetica , dalla conoscenza sensibile dei luoghi, dalla commozione dell’esperienza reale, Patrizio Marafini richiude il ventaglio delle possibilità e delle evocazioni : in un distillato personale, potente e libero nasce la sua incisa essenziale luminosa Ninfa Possibile.
Giovanna Aragozzini



