Biografia
Gloria Girelli Bruni dipinge, come lei stessa le chiama, “terre dell’anima”.
Il suo lavoro è la materializzazione cromatica di un percorso introspettivo volto a una continua crescita spirituale. La sua ricerca artistica si evolve come dialogo tra la sua parte animica e la risposta che le viene dalle terre coloranti che va interrogando nella loro capacità di reagire alle sue sollecitazioni. Ampio spazio lascia anche al caso, riconoscendo a ogni elemento la possibilità di esprimere se stesso in libertà. Nel lavoro di G.G.B. non vi è costrizione ma governo della “chimica” del colore, un accompagnamento gentile e rispettoso in accordo con il proprio sentire più profondo. Il senso delle sue opere va cercato, ancor prima che nel risultato finale, nel processo per raggiungerlo. La costruzione dell’opera avviene attraverso un vero e proprio processo generativo che prevede le diverse fasi della creazione: fecondazione, gestazione e nascita.
Dapprima l’artista crea una pozza dentro cui far reagire gli elementi. In questa sorta di liquido amniotico terre, ossidi, acidi e altri elementi verranno chiamati a combinarsi. G.B.B. li seguirà nel tempo. Dopo il gesto, fondamentale per la disposizione dei diversi componenti, lo sguardo sarà lo strumento del suo lavoro. In questa pozza gli elementi si sposano, si dividono, si combinano restituendo nel tempo mondi sempre nuovi: paesaggi con fiumi, laghi, foreste.
Oceani ora placidi ora burrascosi. Mari infiniti. Universi ignoti. Microcosmi e macrocosmi. Galassie velate di polveri di stelle. Spazi iperuranici. Visioni misteriose diurne e notturne. E anche skyline di metropoli del futuro.
Come in tutte le cosmogonie, anche in questi nuovi mondi che vengono alla luce, è necessario un gesto creatore, un soffio.
G.G.B. quindi, dentro al solco di questa tradizione antica, opera in modo rituale, chiamando in superficie queste nuove dimensioni, sospese tra lo spirito e la materia e ne segue, con paziente attenzione, la magica evoluzione fino all’epifania.
C’è un momento in cui tutto è compiuto e il processo ha termine ed è allora che abbiamo l’opera come oggi la vediamo. Naturalmente queste alchimie sono possibili perché G.G.B. conosce molto bene i segreti - tanto da essere in grado di svelarne i misteri - di un’ ampia gamma di pigmenti in polvere, terre naturali , ossidi e porporine, la cui magia si trasforma appunto, attraverso il suo gesto creatore, nelle “terre dell’anima”. Ogni colore, ogni sua sfumatura, ogni minima variante è in grado di trovare una risonanza nelle pieghe più intime dell’anima dell’artista. Per questo, ogni opera sarà sempre una sintesi del dialogo intercorso fra la materia e lo spirito di G.G.B. e sarà sempre in un possibile divenire, in quanto ciò che muta nel profondo dell’artista può richiedere una mutazione di quel determinato paesaggio dell’anima che necessita di un’armonia che sia di nuovo in risonanza coerente. Il tempo è un elemento molto importante per l’artista, in quanto è nel tempo che maturano le trasformazioni, così come fondamentale è la sua sensibilità cromatica e quella formale, che le permettono di “fermare” il processo, in parte dettato dal caso, quando l’opera è da lei percepita come compiuta.
In questi lavori il titolo non è mai cosa marginale ma parte integrante dell’opera. Si tratta di microtesti narrativi, specie di aforismi tendenti alla forma dell’aiku che, talvolta, vengono mutati col tempo, con la nuova percezione dell’ “io dell’artista” che ri-guarda la sua creatura alla luce delle sue stesse trasformazioni.
L’opera, come l’uomo e l’universo, vive e, vivendo, si straforma davanti al nostro sguardo e al nostro sentire. Sempre.
Daniela Rosi



