Il mare non è certamente un soggetto originale nella storia dell’arte, tutti gli artisti prima o poi si confrontano con questo tema.
Ho chiamato il mio progetto “Le grand bleu”, come il grande Jacques Mayol chiamava il mare dell’Elba, di cui era innamorato (probabilmente dal titolo del film che nel 1988 Luc Besson gli aveva dedicato).
E ho cercato di immaginare quelle che avrebbero potuto essere le visioni subacquee di Jacques Mayol, che consacrò tutta la sua vita alla passione per lo sport, alle immersioni in apnea e al rispetto per l’ambiente, convinto che l’uomo dovesse diventare tutt'uno con la natura e con il mare.
Ispirandomi a questi principi e fantasticando le stesse profondità, le prospettive subacquee e il fondo del mare, ho cercato di produrre immagini che potessero avvicinare l’osservatore alle sensazioni che si provano sott’acqua, in un ambiente lontano da quello che è il nostro mondo solito, nel quale siamo abituati a percezioni visive e sonore ben diverse.
Volevo creare un effetto di “sospensione”, riproducendo, con forme, luci e colori, quella situazione alienante, ma seducente nello stesso tempo, che solo sott’acqua si può avvertire: una silenziosa, rilassante, condizione di annullamento della nostra abituale idea dello spazio e del tempo.
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celeste,



































